Siamo a Vienna, nel 1936. Un alto funzionario ministeriale, sposato a una bella e ricca dama viennese, apre una mattina una lettera. Sulla busta riconosce una scrittura femminile azzurro pallido. Quella lettera si insinua immediatamente, come una lama, nella sua vita troppo levigata e la disarticola dall�interno. Apparentemente, in poche righe molto formali, la scrivente chiede l�aiuto del potente funzionario per trasferire in una scuola viennese un giovane tedesco di diciotto anni. Ma, per il destinatario, quelle righe cifrate significano il riaffiorare di un amore di molti anni prima, un amore cancellato con ogni cura. E il giovane ignoto non sar� forse un figlio ignorato? Quella storia, che ora giace nella memoria del brillante funzionario come �una tomba interrata che nessuno riesce pi� a localizzare�, era stata forse il pi� grande, forse l�unico vero amore della sua vita. Ma al tempo stesso era qualcosa che il suo �cuore guasto� aveva dovuto eliminare. La feroce coazione ad adeguare la propria vita alle esigenze della societ� (e qui si tratta dell�alta societ� viennese, magistralmente accennata con piccoli tocchi), quasi un secondo parto operato da un ostetrico di se stesso, hanno distaccato quest�uomo � l�elegante, garbato, impeccabile Le�n � da qualsiasi altro elemento della sua esistenza, dalle sue origini incerte e povere come anche da quella passione inaccettabile. Werfel � riuscito qui a creare una coincidenza fra indagine psicologica e analisi sociale che � quasi disturbante per la sua precisione. Di fatto, l�amante abbandonata � ebrea � e la volont� di cancellarla assume una coloritura livida data dal tempo e dalle circostanze. Questa storia dalla forma perfetta, pubblicata da Werfel in esilio a Buenos Aires, nel 1941, si legge oggi come un amaro gesto di congedo da Vienna e da tutta la civilt� mitteleuropea, quasi una naturale prosecuzione dei racconti dell�ultimo Schnitzler.
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